Aspettative deluse – di Marco Guastavigna, pubblicato su Insegnare 2/2008
Insegno italiano e storia in un istituto professionale di Torino. Per noi questo doveva essere l’anno dell’estensione dell’obbligo. Ne avevamo discusso addirittura a giugno del 2007, avevamo dedicato buona parte del primo collegio di settembre a questo tema, eravamo perfino al corrente del fatto che si trattasse di obbligo di istruzione e non scolastico e ci eravamo procurati, inviando il furgone della scuola nel luogo opportuno, scoperto dopo una catena di telefonate “istituzionali”, una copia a testa del mitico fascicolo a stampa! Poi ci è piombata addosso la questione delle insufficienze e il nostro si è rapidamente trasformato nell’anno dei debiti, a cui abbiamo dedicato due animati collegi dei docenti, la discussione continuativa di un’apposita commissione e gran parte dei consigli di classe dedicati agli scrutini. Abbiamo infatti deciso – pur rendendoci conto della contraddizione tra l’idea del biennio unitario e delle conseguenti competenze culturali e trasversali da garantire e quella di una maggiore severità sui “debiti” – di affrontare di petto la questione delle insufficienze al primo trimestre, senza rimandarla alla fine dell’anno scolastico. Ai veri e propri corsi di recupero sono stati indirizzati gli studenti con votazioni molto basse (e in non più di tre materie), mentre per gli altri abbiamo messo in campo varie altre modalità di supporto all’apprendimento, dalla modifica delle strategie formative, alla “pausa” didattica, allo sportello. Per ogni studente avviato al corso di recupero ciascun dipartimento disciplinare ha prodotto una griglia volta a individuare carenze, ragioni delle difficoltà e strategie di intervento, con comunicazione ufficiale alle famiglie. Un lavorone, di cui in astratto eravamo quasi orgogliosi e che abbiamo ovviamente aggiunto al nostro POF. Poi abbiamo fatto i conti con le risorse economiche effettivamente disponibili e con la realtà di una scuola che si sviluppa su una media di 36-37 ore alla settimana. E siamo tornati sulla Terra: l’ordinanza sui debiti non risolve nessun problema, ma in compenso ne provoca parecchi. In primo luogo, crea aspettative (tra colleghi, studenti e famiglie) che è impossibile soddisfare, per lo meno in un istituto professionale, ovvero laddove sono più evidenti e drammatiche le difficoltà di apprendimento.
Marco Guastavigna
Istituto Professionale, Torino