Concetti presentabili – di Marco Guastavigna, pubblicato in Insegnare, 3, 2007
Comunicazioni davvero difficili.
In questo periodo il dibattito sulla scuola, sulle tecniche didattiche, sulle finalità politico culturali dell’istruzione pubblica è particolarmente sofferto, in particolare per ciò che riguarda il destino del biennio iniziale della scuola superiore. Si susseguono articoli su quotidiani e riviste, e, soprattutto, dibattiti e congressi.
La ricchezza e, in certi momenti, la difficoltà e l’asprezza della discussione, sono tali da renderla piena di sfumature e intricata. Ne consegue che, soprattutto nei seminari e nei convegni, quando i discorsi dei relatori si susseguono e si incalzano, il pubblico non sempre riesce con facilità a seguire, a cogliere tutti gli aspetti dei ragionamenti.
Questo avviene soprattutto quando chi parla in realtà legge uno scritto precedentemente preparato, sacrificando l’incisività e la vivezza di un intervento sintetico e contestualizzato a favore delle caratteristiche espositive e della densità concettuale di un breve saggio: questo tipo di relatore, attenendosi ad un modello di eloquenza superato ed inefficace, privilegia l’argomento trattato alla relazione comunicativa con il pubblico, dimenticando che il suo scopo fondamentale è farsi capire e attivare stimoli, suggerimenti ed indicazioni, piuttosto che esibire le proprie nozioni e conoscenze.
All’estremo opposto si colloca chi procede totalmente a braccio e costringe l’uditorio ad un continuo lavorio di ricostruzione del piano del ragionamento, che spesso rende difficoltoso comprenderne davvero dettagli e articolazioni e porta ad un risultato “impressionistico”.
Comunicazioni davvero sostenibili.
Per superare questi impacci può essere molto utile impiegare una tecnica della comunicazione pensata proprio a questo scopo, ovvero la presentazione di diapositive digitali, proiettate sullo schermo alle spalle o di fianco a chi parla – meglio se direttamente e non dalla regia della sala.
Le “slide” sono le eredi dei lucidi per lavagna luminosa, per altro molto spesso usati in un passato non molto lontano anche da coloro che attualmente appaiono esitanti ad impiegare questa “nuova” modalità di rapporto con il pubblico, forse perché spaventati dalla complessità (apparente) della confezione, che a troppi sembra ancora appannaggio esclusivo di una congregazione non meglio identificata di tecnocrati e di specialisti.
Avendo invece inserito di recente proprio le “presentazioni” tra le pratiche comunicative imprescindibili per una piena cittadinanza intellettuale[1], dedichiamo questa puntata della rubrica proprio a contrastare questa tesi, perché:
- una comunicazione supportata da diapositive elettroniche presenta chiari vantaggi sia per i relatori sia per il pubblico:
- è sufficiente impiegare in modo rilassato alcuni basilari accorgimenti operativi per ottenere con semplicità materiali efficaci sotto il profilo comunicativo.
Caratteristiche e vantaggi delle presentazioni.
Quando parliamo di slide, ci riferiamo alle diapositive, ovvero agli “oggetti comunicativi” che verranno proiettati sullo schermo. Quando invece usiamo l’espressione “presentazione” ci riferiamo alla comunicazione vera e propria nel suo insieme, ovvero all’interazione tra le “slide” medesime, ciò che il relatore viene via via dicendo e il pubblico.
Credo che sia esperienza di molti lettori il fatto che un cattivo relatore si limita a leggere le sue diapositive, il più delle volte troppo fitte e scarsamente fruibili – e non solo dagli spettatori delle ultime file.
Perché la presentazione sia efficace, infatti, tra lo scritto ed il parlato vi devono essere coerenza e congruenza, ma non totale coincidenza: una buona comunicazione supportata da diapositive è frutto di un’efficace sinergia tra quanto scritto e quanto detto. Lo scritto (le slide) ha il compito di dichiarare e strutturare il piano e le parole chiave del flusso del ragionamento; il parlato ha il compito di adattare il discorso all’uditorio ed alle sue reazioni. È evidente come quanto appena detto sia generalmente vantaggioso sia per il relatore sia per il pubblico.
Entrando nello specifico, il relatore dovrà dire, quale che sarà la formulazione scelta di volta in volta, in misura più ampia e articolata di quanto avrà riportato sulle slide; è ammessa, anzi sollecitata, la ridondanza. Caso tipico è il commento a voce di una o più diapositive contenenti dati numerici e/o loro rappresentazioni grafiche.
Le diapositive, per altro, devono contenere tutti i riferimenti lessicali e concettuali essenziali per la comprensione di insieme e per quella analitica da parte del pubblico: questo ci si aspetta e questo le slide devono garantire.
Per sottolineare, chiarire, esemplificare alcuni passaggi possono essere utilizzate immagini,filmati ed accorgimenti visivi di vario genere, compresa la composizione progressiva, per sottounità informative, della diapositiva.
Le slide hanno infatti, come già detto, un compito fondamentale: fungono da guida alla comunicazione, ne rappresentano e sostengono con piena evidenza l’impalcatura complessiva e le articolazioni.
Decidere di operare una presentazione, significa definire e delimitare in modo esplicito l’interlocuzione con il pubblico. La proiezione sullo schermo rende quanto mai evidente la proposta di un patto comunicativo e di un alleanza cognitiva.
Il fatto che l’area di una slide coincida con una schermata piena e che sia quindi assicurata la possibilità di visualizzare di volta in volta tutto il contenuto senza la perdita di nessuna informazione è una scelta le cui ragioni sono ovvie. Allo stesso modo è tutt’altro che casuale l’organizzazione sequenziale delle diapositive, che devono seguire e rappresentare la linearità e gli snodi dell’insieme della presentazione. Infine, non è fortuito che molti relatori scelgano tra le possibili diverse strutturazioni della diapositiva per lo più quella composta da un Titolo da un Elenco per punti: il Titolo comunica al lettore quale sia il nodo del ragionamento e i Punti dell’elenco raccolgono ed esplicitano di volta in volta le parole ed i concetti fondanti.
Buone pratiche.
Affinché le diapositive costituiscano un vero potenziamento della nostra comunicazione in pubblico, dobbiamo tradurre l’impostazione concettuale e l’interazione in un impianto visivo organico. Questo prevede alcuni passi:
- scelta di un “taglio” (concept, in gergo), di un’impostazione unificante per il flusso di slide, che sarà raccolto in un tema grafico ricorrente; molti software permettono di scegliere tra ampi repertori;
- scelte in ordine all’organizzazione astratta dei contenuti (introduzione nella sequenza principale di elementi gerarchici, esplicita suddivisione in sottosequenze e così via);
- impostazione di una o più strutture (layout, in gergo) di diapositiva, in rapporto con i contenuti e con la loro organizzazione logica;
- coerenza logico-stilistica nella definizione dei singoli elementi di ogni diapositiva e nei passaggi tra le diverse slide (per esempio, se si è scelto di introdurre elementi gerarchici, sottolineare i cambi di livello con opportuni effetti di transizione, sempre scegliendoli tra i repertori proposti dai programmi).
Quali programmi?
Non c’è solo PowerPoint, indubbiamente il software più noto e diffuso, tanto è vero che accanto alla versione 2007 per Windows si colloca la versione 2004 per MacOSX. L’alternativa più frequente è OpenOffice.org Impress, nato per Linux, attualmente disponibile per tutti i principali sistemi operativi ed anche in versione portatile, ovvero non bisognosa di installazione su disco rigido. Gli utenti di MacOSX possono contare inoltre su Keynote; coloro che usano Windows sul modulo Presentations di Word Perfect Office; Google ha annunciato recentemente di essere sul punto di lanciare Google Presents, mentre sono già disponibili i primi ambienti per la realizzazione di diapositive direttamente da Internet (Zoho Show); in quest’ultimo caso la sola condizione perché il lavoro sia fattibile ed efficace è il possesso di una connessione a banda larga ed a tariffa piana, ovvero con un canone di abbonamento fisso.
Slides e documentazione.
Non vi è convegno che si rispetti che non preveda una cartellina di documentazione. A riempirla, potranno partecipare con pieno titolo gli stampati delle slide usate dai relatori, magari nella modalità che prevede tre diapositive sulla sinistra di ogni pagina, affiancata ciascuna da uno spazio per gli appunti personali del fruitore della presentazione.
Anche in questo caso è evidente come la sintassi della comunicazione strutturi profondamente l’insieme della relazione esplicativa e culturale: al pubblico viene garantita la riproduzione del flusso essenziale dell’intervento e le parole chiave del flusso informativo; ciascuno potrà poi annotare, sottolineare, integrare e così via, sulla base delle proprie esigenze, del proprio senso critico e delle suggestioni ricevute. Né va dimenticato come questa modalità documentativa possa rendere più preciso e ampio il dibattito, quando esso sia previsto e realizzabile.
Alla documentazione cartacea, potrà essere aggiunta (o sostituita) la forma digitale. Le slide potranno infatti essere rese disponibili via Internet, in alcuni casi addirittura prima dell’iniziativa a cui fanno riferimento. Una modalità particolare di condivisione dei materiali è data da Slideshare.net, dove le diapositive possono essere collocate e rese visibili attraverso un indirizzo Internet.
In tutti i casi le diapositive non saranno infatti mai completamente esaurienti e non potranno mai sostituire del tutto la presentazione, che è una modalità comunicativa (è bene ribadirlo) che si fonda sulla presenza del relatore.
Non è tutto oro quel che luccica
Non bisogna davvero mai stancarsi di ribadire quanto sia importante la “parola in presenza”, il commento delle diapositive, anche in rapporto al feedback manifestato al momento dal pubblico. Sono ancora troppo frequenti i relatori che presi da euforia per la grande quantità di artifici visivi resi possibili dai programmi per fare slide (tra cui la possibilità di variare e guarnire il testo contenuto nella diapositive in mille modi, ovvero con mille effetti di distrazione) dimenticano rapidamente di essere loro il centro della comunicazione, convinti che slide zeppe di effetti speciali, debbano costituire il fuoco della relazione con i fruitori del loro intervento, fino quasi a sostituire la comunicazione diretta da parte dell’essere umano. Non dobbiamo inoltre comunicare che c’è chi parla di powepointosi, ovvero di effetti deleteri dell’eccesso di impiego di diapositive elettroniche nelle riunioni aziendali.
Esercizio finale per il lettore.
Vai sul sito Slideshare e “fruga” tra le presentazioni disponibili, magari cercando in base agli argomenti che ti interessano. Di volta in volta, fatti domande come queste: “C’è un concept unificante? Se sì, qual è? È davvero efficace? Avrei utilizzato la stessa impostazione? Mi convince la struttura delle varie diapositive?”. Eserciterai il tuo senso critico e svolgerai un buon allenamento in funzione di una tua produzione autonoma di slide.
In rete per approfondire
Regole pragmatiche per una buona presentazione |
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Slideshare.net |
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Keynote |
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Word Perfect Office |
http://www.it.corel.com/servlet/Satellite?pagename=Corel3It/Products/Display&pfid=1047024809776 |
OpenOffice.org |
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OpenOffice portatile |
http://download.html.it/software/getit/2787/openoffice-portable/ |
Zohoshow |
http://show.zoho.com/jsp/zoho_login.jsp?targetURL=%2FHome.do |
La “powerpointosi” |
[1] Guastavigna M., “Per l'autonomia internettuale", Dossier "Competenze culturali per la cittadinanza", Insegnare, 2007