Il futuro della memoria – di Marco Guastavigna, pubblicato in Insegnare 1/2005
Il titolo dell’articolo riprende quello di un interessante convegno, organizzato a Torino nel novembre 2004 dal CSI Piemonte, in collaborazione con il locale Archivio di Stato, il cui filo conduttore è stato una riflessione su conservazione, rappresentazione e trasmissione del patrimonio culturale nell’era digitale. In qualche misura questo articolo può costituire un’esperienza diretta in merito: ho scelto infatti di recensire rapidamente i passaggi salienti e di sollecitare i lettori interessati ad approfondire le diverse tematiche mediante la documentazione elettronica prodotta per l’occasione o in essa citata, memorizzata e resa disponibile a chiunque attraverso Internet. Ricercatori universitari, archivisti, storici e bibliotecari sono intervenuti sui cambiamenti metodologici connessi ai processi di innovazione tecnologica in atto, sulle loro implicazioni sociali e sulle conseguenti trasformazioni dei paradigmi disciplinari e dei ruoli professionali del settore, ed hanno inoltre approfondito il concetto di documento informatico, ovvero le questioni giuridiche e normative connesse alla gestione elettronica della documentazione. Nella società attuale la tecnologia dell’informazione assume un ruolo sempre più determinante e condizionante, in particolare per ciò che concerne l’identità collettiva: l’industria culturale si è pressoché totalmente riconvertita nella direzione della digitalizzazione ed anche la produzione del passato, dai testi alle forme artistiche, viene sempre più indirizzata verso il formato elettronico, per la sua diffusione ed anche per la sua conservazione. Questo ultimo aspetto è particolarmente delicato, perché l’impiego massiccio ed esclusivo degli strumenti informatici e dei supporti digitali rischia secondo molti di aumentare la labilità dell’informazione: i dispositivi ed i programmi soffrono di obsolescenza precoce e di instabilità nel tempo, e possono compromettere la trasmissione fedele dei documenti, se non bloccarne temporaneamente o definitivamente la consultazione. Il convegno si è quindi proposto come importante momento di confronto tra i rappresentanti di soggetti ed enti, pubblici e privati, produttori e custodi delle conoscenze, e quindi posti a garanzia della memoria collettiva. L’elaborazione di strumenti di aiuto contestuale alla ricerca ed alla consultazione da una parte, e le straordinarie possibilità di approfondimento fornite dall’architettura ipertestuale sul piano sia quantitativo sia qualitativo della fruizione dell’informazione dall’altra, ampliano la funzione socioculturale ed i profili professionali delle biblioteche, degli archivi e degli istituti analoghi. La necessità di trovare i modi corretti per conservare e testimoniare quanto veicolato da Internet, in forme tanto potenti quanto per molti aspetti caduche, costituisce una sfida per la quale non vi sono ancora risposte di respiro strategico, anche perché la facilità di manipolazione degli “oggetti digitali” ne rende spesso discutibili attribuzione, autenticità ed autorevolezza. M. Guercio dell’Universittà di Urbino ha ragionato sulla necessità che il problema della conservazione dei documenti digitali venga affrontato in modo sistematico, ovvero secondo standard e procedure adeguate, che intervengano fin dal momento della prima produzione delle informazioni. S. Vitali dell’Archivio di Stato di Firenze ha posto il problema dei modelli di conoscenza sottesi ai “motori” e ai sistemi di recupero dell’informazione sviluppati in ambiente digitale, dal momento che le tecnologie di conservazione e trasmissione della memoria e le egemonie e le prevalenze culturali sono state, sono e saranno in tutte le epoche forti elementi di condizionamento di strumenti e metodologie della ricerca. P. Jedlowski dell’Università della Calabria ha sottolineato il rapporto tra le modificazioni intervenute nel rapporto tra i diversi tipi di memoria e l’emergere di mezzi di comunicazione sempre più pervasivi. F. Chiocchetti dell’Università del Piemonte Orientale ha tracciato un primo bilancio di come la dimensione digitale abbia mutato sia le attività editoriali sia la stessa concezione del prodotto storiografico. F. Guadagni di Telecom Italia Lab ha sostenuto che l’abbondanza e l’economicità di supporti digitali di formati diversi possono efficacemente contrastare la volatilità dei supporti digitali.
In rete per approfondire
I materiali del convegno “Il futuro della memoria” |
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Progetto europeo Erpanet |
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Storia e Internet, rassegna di guide e repertori |
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Progetto internazionale InterPARES |
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Consorzio per il Sistema Informativo - Piemonte |