Una maestra cos per ogni bambino? intervista a Paola
Limone da parte di Marco Guastavigna, pubblicata su Insegnare 4-2011
Paola
Limone insegna presso il Primo Circolo Didattico di Rivoli (To), Qualche tempo
fa una sua quinta, in virt di un progetto ideato nella penultima legislatura
dal Gruppo Regionale Insieme per Bresso e sponsorizzato da OLIDATA, ha avuto
in dotazione un numero tale di computer da poter attuare il progetto di
sperimentazione Un pc per ogni studente[1], che poi ha avuto vari sviluppi.
1. Nell'a.s. 2008-2009 nella tua
classe di scuola primaria hai avuto un pc per ogni bambino, precorrendo in
qualche modo le classi 2.0. Qual stato il bilancio dell'esperienza? Quali i
punti di forza e quali gli aspetti critici?
Fin
dallinizio era chiaro alla mia collega area (linguistico-espressiva) e a me (area scientifico-matematica) che
il fatto di ricoprire il ruolo di classe pilota del progetto, ovvero il fatto che fin dallinizio il progetto stesso si
proponeva di proseguire e di espandersi negli anni scolastici successivi, ci
assegnava il compito – cruciale e complesso, ma interessante - di vagliare una gamma la pi ampia possibile di
attivit.
Valutare
consapevolmente gli effetti, le condizioni di fattibilit, le difficolt di
tutto ci che ci sembrava avesse senso fare in classe con l'ausilio dei
computer in un rapporto 1:1 con gli scolari, ci
appariva essenziale per poter fornire spunti
argomentati di riflessione ad altri docenti interessati a replicare simili
esperienze e per valutare se e
quale effettivo valore aggiunto
avremmo apportato al nostro fare scuola quotidiano. Ci parso
professionalmente corretto, per, intrecciare questo elemento di prospettiva
generale con lesigenza di garantire
i nostri allievi – quelli che concretamente avrebbero frequentato quello
specifico percorso didattico- con le aree d'interesse e le attivit dichiarate
nella progettazione didattica di classe,
la cui architettura generale era stata articolata a prescindere dal possesso
della dotazione tecnologica.
Nei primi
tempi ci siamo poste inoltre alcuni interrogativi
per i quali non avevamo elementi certi su cui fare previsioni, dal momento che la nostra esperienza non aveva alcun
precedente:
-
c il rischio di dover frenare, se non inibire, i nostri scolari, che
potrebbero esigere di utilizzare il
computer in ogni occasione?
-
(o piuttosto) il sicuro entusiasmo iniziale
– motivato anche dalle aspettative che la comunit scolastica concentra
sulla classe, che ha partecipato alle iniziative di presentazione e di lancio
mediale del progetto - lascer presto il posto allindifferenza, come abbiamo visto avvenire per molti (video)giochi?
-
come si comporteranno i bambini che perderanno
tutto il lavoro svolto per qualche – ahinoi! probabile
se non addirittura certo -incidente tecnico o perch semplicemente avranno dimenticato di salvarlo?
Gi al
termine del primo quadrimestre avevamo gi alcune risposte, decisamente significative: nella
realt dei fatti i bambini avevano mantenuto un equilibrio inaspettato,
continuando ad amare il loro computer e a divertirsi con esso, e a casa lo
utilizzavano per fare i compiti, per giocare e chattare tra di loro; il tutto
per con grande moderazione, che ci permetteva di vedere rispettato il patto formativo con le famiglie,
proposto e sottoscritto in modo esplicito e centrato anche su questo aspetto.
Gli episodi di perdita di dati,
raramente attribuibili ai bambini, ma dovuti piuttosto a incidenti tecnici di
vario genere e natura, erano stati davvero numerosi; la reazione della gran
parte degli scolari stata in linea generale oserei dire encomiabile: un
attimo di panico, e poi la consapevolezza che dagli errori si impara e che il ruolo di segnalatori di problemi sarebbe anzi stato
fondamentale per migliorare la configurazione dello strumento e lefficacia del
suo uso. La reazione istintiva che molti di noi adulti ben conoscono (aprire la
prima finestra disponibile e scagliare il nostro computer in volo) stata pi
volte manifestata con ironia, ma sempre combattuta e vinta.
Il punto di
forza principale dellesperienza – che si configura anche come principale
condizione di fattibilit – stato il fatto di avere con certezza a
disposizione computer sempre pronti
alluso, al pari di libri e quaderni (software selezionato in funzione di
attivit didattiche riconoscibili, filtri di navigazione funzionanti per la
tutela, motore di ricerca e portale dedicato alle risorse per bambini).
Tra gli
aspetti critici si situa quasi paradossalmente linsospettata competenza
digitale di alcuni bambini, che sono riusciti inaspettatamente ad aggirare
le protezioni adottate dal software Magik Desktop,
che avrebbe dovuto impedire loro la navigazione non protetta e laccesso
diretto al sistema operativo, allora Windows XP.A
difesa del prodotto va detto che, se usato senza autorizzare decine di
programmi come nel nostro caso, in grado di garantire unottima protezione.
Non posso non
segnalare, inoltre, alcune evidenti limitazioni
tecniche intrinseche allo strumento, il laptop per bambini JumPC di Olidata:
uno schermo molto piccolo, che non permetteva un
uso adeguato di alcune risorse, un esempio per tutti Google Earth;
una durata delle batterie decisamente limitata
rispetto ai tempi della scuola.
Per quanto
riguarda il primo problema, il comportamento dei bambini - grazie anche alla
collaborazione con il collega Zucchini dellITIS Majorana di Grugliasco, scuola
secondaria di secondo grado del settore informatico, che curava la manutenzione dei dispositivi - ci ha
spinto ad ottimizzare lorganizzazione d software e
delle protezioni. Per quanto riguarda i limiti fisici e materiali, la loro
individuazione pu servire affinch nelle future esperienze vengano
scelti computer che abbiano caratteristiche in grado di soddisfare davvero e
fino in fondo le esigenze dei docenti e degli scolari, mantenendo per la resistenza alle cadute e allacqua che
caratterizzavano i nostri JumPC.
2.
Il progetto proseguito in classi diverse dalla tua nell'anno successivo. In
che modo? Con quali risultati?
Negli anni scolastici 2009-2010 e 2010-2011 il progetto stato
portato avanti da una terza del 1 Circolo di Novi Ligure e da classe terza del
1 Circolo di Rivoli, che hanno attuato un modello
operativo coerente e conseguente a quello predisposto ed attuato nel primo anno
di sperimentazione. Le insegnanti delle due classi hanno predisposto
programmazioni che esplicitavano aree di interesse e
discipline che avrebbero avuto unattenzione particolare per la ricerca di
risorse ed attivit legate alluso del computer e della rete. In entrambe le
situazioni, inoltre, la presenza di alunni con DSA e di bambini stranieri ha
motivato i docenti a cercare percorsi che potessero facilitare il superamento
delle difficolt e gli apprendimenti (uso di programmi di scrittura e impiego
del correttore automatico per fermarsi a riflettere davanti ad
una sottolineatura, mappe mentali e concettuali). Esaurito leffetto novit luso del computer nella didattica quotidiana entrato
insomma a regime, esattamente quello che si auspicava. Certo, questo resta un risultato
teorico, perch in concreto, unestensione a tutti del rapporto 1:1 tra allievi e computer richiede risorse economiche che
la comunit non possiede e che non possono essere a carico delle famiglie,
anche considerata lattuale situazione di grave crisi economica e finanziaria.
3.
L'anno prossimo il progetto avr dimensione istituzionale. Con quali caratteristiche
e con quali aspettative? Quali consigli daresti alle
classi coinvolte?
LUfficio Scolastico Regionale del Piemonte,
la Regione Piemonte e il Comune di Torino hanno siglato il Protocollo dIntesa
Scuola Digitale, che ha tra gli obiettivi quello di implementare il progetto
nazionale Cl@ssi2.0, sviluppare il modello didattico
del one to one computing gi sperimentato nel progetto
regionale "un computer per studente" e avviare attivit di
monitoraggio e di valutazione. Con il progetto scuola digitale si
realizzeranno 26 classi piemontesi di one-to-one computing
garantendo agli studenti lutilizzo quotidiano in tutte le materie di studio
dei computer in classe e la disponibilit del netbook
sia a scuola sia a casa. Il progetto si pone, inoltre, lobiettivo di aumentare
il numero di classi convolte finalizzando a questo scopo tutte le risorse che
si otterranno. La valutazione scientifica del progetto, triennale, stata
affidata allo staff del prof paolo Ferri Universit degli Studi
Milano Bicocca - Centro Interdipartimentale "Progetto QUASI - Qualit
della vita nella Societ dell'Informazione. Il progetto si avvarr inoltre
della consulenza e supervisione di Norberto Bottani, ricercatore di fama internazionale nel campo dell'istruzione. Per un funzionamento sicuro ed affidabile, senza bisogno di manutenzione, la
configurazione dei computer sar affidata alle scuole dellAssociazione Dschola, che supportano, da anni, le scuole piemontesi
nella gestione ottimale delle dotazioni tecnologiche. Il supporto dei centri di
Sperimentazione, Aggiornamento e Supporto del circuito Dschola
aiuter le scuole sia nella fase di progettazione
della Pila dei software[2], che nella fase di infrastrutturazione della scuola,
fondamentale per la riuscita del progetto. Si prevedono interventi scuola per scuola per la progettazione della copertura wireless, per
gli aggiornamenti alle connessioni di rete, per l'attivazione di un filtro per
la navigazione protetta e per l'installazione di sistemi di condivisione dei
lavori in rete. Affinch progetti di questo tipo abbiano successo sul piano
didattico/formativo, sono per indispensabili
laccordo in merito al curricolo da sviluppare anche con l'apporto delle tic in
classe e la partecipazione di tutte
le componenti del team (insegnanti contitolari, prevalenti, di sostegno, di
lingua straniera, prevalenti) coinvolto, che potranno avere livelli di
competenza e tempi diversi, ma che devono agire in modo unitario e
coerente. Non avrebbe senso infatti che un collega di
una singola disciplina (o di poche) fosse delegato a gestire da solo tutta
l'attivit: sarebbe il fallimento della nostra idea, l'esatto contrario di
quanto ci prefiggiamo.
4.
Quali sono le tue competenze professionali specifiche che ritieni
indispensabili per condurre esperienze didattiche di questo tipo?
Ritengo di
avere acquisito nel corso degli anni, per merito di una personale curiosit
intellettuale e per la grande fiducia che ripongo nella collaborazione e
cooperazione in presenza ma soprattutto a distanza con altri docenti, molte
competenze che si sono rivelate utili in classe per affrontare e gestire
lesperienza di cui si parla. In particolare ho abbandonato una visione sequenziale e statica delle tecnologie a favore di una visione dialogico-interpretativa, e questo mi ha
permesso di affrontare in modo pi sereno le novit e le difficolt, ponendomi
di fronte ad esse in modo positivo, tentando di interpretarle, facendo ipotesi e cercando soluzioni, da sola o con laiuto
di allievi e colleghi.
Fondamentali per un approccio valido e fruttuoso sono state anche competenze
acquisite quali il saper sfruttare la rete, il sapere
elaborare, pubblicare, condividere.
Troppo
spesso i docenti, con le motivazioni pi disparate, che ora non elencher, si
avvicinano alle TIC e frequentano corsi in presenza con la speranza di imparare
a fare poche e semplici cose, memorizzandole per bene grazie ad appunti e/o
manuali e ad esercitazioni collettive.
Molti di
loro per al termine del corso non sperimentano a casa, non leggono e non si
aggiornano, e soprattutto non hanno modo di comunicare con altri colleghi
italiani e/o stranieri in rete.
E come ovvio
dimenticano. facile poi andare in breve tempo in tilt alla prima difficolt:
un programma diverso da quello usato durante il corso o installato sul computer
di casa, una diversa interfaccia, l'acquisto di nuove periferiche, applicazioni
e risorse in rete sconosciute...
Il nostro
obiettivo stato fin dallinizio contribuire a spostare l'attenzione dei
docenti dalla mera assistenza tecnica e da una visione addestrativa (cfr.
"Patente europea del computer") verso la progettazione e la
realizzazione di percorsi didattici funzionali alle varie situazioni di
apprendimento. Il kit per docenti progettato dal nostro gruppo per certi versi
rassicurante: tutti i computer hanno la stessa configurazione, i programmi
installati sono tanti e possono davvero soddisfare molte esigenze didattiche,
il filtro per la navigazione incoraggia anche i pi timorosi. In ogni caso
bene aver presente che in esperienze di questo tipo si lavora in classe con 20 e pi computer, e che gli scolari hanno risorse infinite
e spesso inaspettate per combinare piccoli e grandi "pasticci": dalla
cartella cancellata ai file spostati, ad alcune impostazioni saltate (senza
contare botte, cadute e altri incidenti che un computer regge meno bene di un libro).
In questi
casi occorrono doti quali la pazienza, la capacit di incoraggiare e di non
drammatizzare il danno, la voglia di imparare insieme, di scoprire "il
mistero del file scomparso", di trovare la soluzione ad
un blocco del sistema, la disponibilit a chiedere aiuto in rete a colleghi pi
esperti.
In rete per approfondire
Il Progetto Un pc per ogni studente |
|
Genesi e bilancio del progetto |
|
La programmazione del primo anno di
sperimentazione |
http://share.dschola.it/olpc/Schede
JumPC/PROGETTO 5aA Don Milani.htm |
Dichiarazione delle famiglie |
http://share.dschola.it/olpc/Patto%20con%20le%20famiglie/dichiarazioni%20genitori.doc |
Patto formativo |
http://share.dschola.it/olpc/Patto%20con%20le%20famiglie/PATTO%20TRA%20SCUOLA
|
Le caratteristiche di Magik
Desktop |
|
Scuola digitale in Piemonte |
http://www.usrpiemonte.it/scuoladigitalepiemonte/default.aspx |
[1] Ho presentato a suo tempo il lavoro in Il giusto risalto, Insegnare 5/6 2008
[2] Mi sono occupato di questo concetto (linsieme dei programmi che una scuola adotta per le sue attivit formative), coniato allinterno del progetto Un pc per ogni studente, in La pila dei software, Insegnare 1/2 2010.