Syllabux? No, grazie! - di Marco Guastavigna, pubblicato su Insegnare 7-8, 2003

 

Una rubrica come questa ha il dovere di dare spazio alla discussione sul software libero e sulle risorse “opensource”, in particolare sul sistema operativo Linux. Importanti considerazioni tecniche e soprattutto ideali e didattiche invitano infatti a sostituire, o almeno a integrare, nelle scuole il software “proprietario” con materiali di questo tipo. Le riassumo schematicamente:

-         condivisione dei codici sorgenti, che invece nel software commerciale tradizionale sono "proprietari" e difesi;

-         possibilità di modificare il software;

-         possibilità di riprodurre e copiare senza limiti;

-         prezzi contenuti;

-         possibilità di riutilizzare (con però interfaccia a carattere) hardware obsoleto per altri sistemi operativi.

L'accesso ai codici sorgenti può permettere percorsi di studio professionalizzante più approfonditi e consapevoli e induce a un atteggiamento critico e antidogmatico, così come l'uso di software a prezzi contenuti può ridurre le possibili discriminazioni conseguenti ai costi di mercato;  la libertà di copia dei materiali è garanzia di una più ampia circolazione e costruzione della conoscenza, diritto di tutti. Insomma, questo filone di pensiero ha l’evidente e condivisibile finalità di una maggiore “democrazia informatica”. Non mi convincono però tre altri capisaldi dell'intero ragionamento che  informano le proposte didattiche dei più accesi sostenitori di Linux:

-         gli sviluppatori ("intelligenti") sono fortemente contrapposti agli utenti ("stupidi")

-         tutti devono diventare, almeno potenzialmente, sviluppatori;

-         la scuola deve, e il più precocemente possibile, insegnare soprattutto a programmare.

Il ragionamento è coerente ma riduttivo, perché si  interroga soltanto sul corretto insegnamento delle tecnologie in quanto tali e non sulle potenzialità complessive degli strumenti digitali nella formazione. La scuola deve infatti costruire il senso formativo e culturale generale dell'uso delle TIC e garantire questo diritto a tutti: non deve fornire un addestramento astratto e privo di un contesto operativo e progettuale di riferimento. Il funzionamento delle TIC non va insomma confuso con la loro funzione socioculturale, vero banco di prova dell’esercizio della “democrazia informatica”. Non sapendo come il suo PC funziona dentro l’utilizzatore delle TIC non perde nulla, se è consapevole dei propri bisogni, dei propri obiettivi, delle proprie risorse e della funzione che le TIC possono assumere nel suo contesto di studio, di ricerca, di lavoro, di intrattenimento. Non mi convince nemmeno l'affermazione che, senza la conoscenza del funzionamento interno dell'hardware e del software, l'utente rischi un apprendimento meccanico e quindi un’autonomia solo apparente. Ciò non dipende dalla scelta del sistema operativo e degli applicativi (per dirla con i tecnocentrici), ovvero dell'interfaccia generale e dei singoli ambienti di lavoro (per dirla invece e meglio in termini ergonomici e cognitivi), ma piuttosto dallo "stile" della formazione di chi si accosta al PC. Tutti i sistemi operativi evoluti adottano un’impostazione analogica, che si basa sulla capacità dell'utente di attribuire significato ai simboli (alle “icone”) che ha davanti. A produrre dipendenza dalla posizione dell'icona, della barra, della finestra e così via sono i fin troppo frequenti percorsi di formazione centrati sulla macchina, qualunque sia il software scelto. A produrre autonomia sono orientamento e formazione centrati invece sulla relazione logica tra soggetto-macchina, sugli aspetti strutturali e sulle interazioni cognitive trasversali[1] a tutti i sistemi operativi e a tutti gli applicativi,  ovvero a tutte le interfacce generali e a tutti gli ambienti di lavoro.

 

 

Riferimenti bibliografici essenziali

Himanen P., "L'etica hacker",Feltrinelli, Milano, 2001

Mastrolilli, P., Hackers. I ribelli digitali, Laterza, Roma-Bari, 2002

M. Berra e A.R. Meo, "Informatica Solidale", Bollati-Boringhieri, Torino, 2002

 

 

In rete per approfondire

Per approfondire i concetti chiave

http://www.pps.jussieu.fr/~dicosmo/

http://www.linuxdidattica.org/docs/conferenze/index.phtml

Per provare una versione di Linux che non ha bisogno di installazione

http://www.knopper.net/knoppix/

Linux.org

http://www.linux.org/

Linus Torvalds

http://www.cs.helsinki.fi/u/torvalds/

Free Sofware Foundation

http://www.gnu.org/fsf/fsf.it.html

Opensource.org

http://www.opensource.org/

Lettera aperta sulla “Soggezione dello Stato italiano a Microsoft”

http://www.interlex.it/pa/letterap.htm

 



[1] Cfr. M. Guastavigna, “Competenze tecnologiche e professionalità docente”, Insegnare, 1/2002